
Grazie al decreto del Mise del 27 giugno 2019, pubblicato in Gazzetta Ufficiale a fine luglio, sono sbloccati gli investimenti pubblici in fondi di venture capital a supporto di piccole e medie imprese non quotate, con elevato potenziale di sviluppo ed innovazione. Investimenti che possono avvenire a condizioni di mercato, in regime di esenzione o anche in entrambe le modalità
Il coinvolgimento dei soggetti privati può essere di due tipologie. Possono impegnarsi a sottoscrivere una quota pari almeno al 30 per cento del fondo di Venture Capital, oppure coinvestono nelle singole operazioni di investimento del fondo. Il fondo di sostegno può operare in regime di esenzione, a patto che investa unicamente in PMI non quotate che non hanno operato in alcun mercato, operano in un mercato qualsiasi da meno di 7 anni dalla loro prima vendita commerciale, o necessitano di un investimento iniziale per il finanziamento del rischio che è superiore al 50 per cento del fatturato medio degli ultimi cinque anni.
L’investimento complessivo in una singola PMI non può superare i 15 milioni di euro.
Il fondo di sostegno al venture capital potrà contare su una doppia dotazione di risorse, assegnate dalla legge di Bilancio 2019. Una prima tranche, di 30 milioni di euro, per gli anni che vanno dal 2019 al 2021, e 5 milioni dal 2022 al 2025. A questi si aggiunge la dotazione pari a 200 milioni di euro già destinati dalla legge di bilancio al fondo di reindustrializzazione denominato “Italia Venture III”, in quanto compatibili con le finalità ivi assegnate.